Kanye West, carico di energia cristiana scaturita dal Sunday Service Tour, la scorsa domenica ha deciso che, oltre alla messa, avrebbe elargito una cospicua donazione alla chiesa di Atlanta di cui era appena stato ospite. Ma Jamil Bryant, il Pastore, ha elegantemente rifiutato l’offerta, dicendo a ‘Ye che, se stava con Trump, poteva anche tenersi i suoi soldi. In realtà poi li ha tenuti Bryant, i soldi, decidendo tuttavia di non destinarli alla sua chiesa ma ad una scuola. Se non avete capito niente perché vi siete fermati al punto in cui Kanye ha tenuto la messa, facciamo qualche passo indietro e torniamo, innanzitutto, a quando il marito di Kim Kardashian da rapper è diventato prete.

Dall’inizio di quest’anno le domeniche statunitensi sono state ravvivate da performance a sorpresa di Kanye che, gironzolando per le chiese di mezzo continente insieme al suo nutrito gruppo gospel, intende diffondere l’amore del Signore (e il merchandising relativo) tra le greggi di fan/fedeli, animando i luoghi di culto con funzioni spettacolari la cui energia è semplicemente eccezionale — non scherzo, guardatevi il video.

 

La fitta nube di religioso amore per il prossimo, però, deve aver annebbiato la mente al vecchio ‘Ye che, proprio durante una messa recente, ha voluto confermare la sua devozione al partito Repubblicano e al Presidente Trump, scelta controversa se si considerano le origini di West. Noi chiudiamo un occhio, ma Bryant non l’ha presa così bene e, da fiero rappresentante della comunità afroamericana, ha condannato Kanye accusandolo di aver disonorato l’intera diaspora africana, reindirizzando la sua donazione e, infine, pregando che possa, con l’aiuto di Dio, tornare a ragionare, per capire cosa significhi davvero fare qualcosa per la propria gente.
Perché, forse, il messaggio di Dio non prevede muri tra i paesi, reintroduzione della pena capitale, libera vendita di armi con cui ammazzarsi a vicenda — e, soprattutto, ridicoli parrucchini.