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La protesta antirazzista attraverso l’Hip Hop

Articolo di Gabriele Dimarco

17.06.2020

 

Black Lives Matter”, tutta l’America da un paio di settimane si sveglia al mattino con queste tre parole in testa.

Un unico movimento che riunisce le voci di tutto il popolo, evento raro ma non inedito quando si parla di lotta al razzismo e alla xenofobia.

A dare quel senso di unione e di egualità troviamo in prima fila la musica, protagonisti principali tanti artisti che hanno detto la loro e hanno protestato per le strade ma sopratutto la musica vera…quella da cantare a squarciagola. Che mai come in queste settimane, ci suggeriscono di ascoltarla diversamente.

Anche perchè le rivolte non sono mai rimaste solo ed esclusivamente per strada, alcune di queste si trovano dentro le canzoni dei più importanti musicisti contemporanei. Noi abbiamo selezionato tre brani che sono diventati, volenti o nolenti, un punto di riferimento durante questi giorni di protesta.

“This Is America” di Childish Gambino, uscito nel 2018, è uno dei testi più crudi dell’hip-hop contemporaneo. Un testo pieno di satira contro la società statunitense che è, di fatto, una dura rappresentazione della realtà afroamericana.

Da un lato c’è il senso di responsabilità che chiede alla comunità afroamericana di prendere le distanze dagli stereotipi dell’uomo di successo: i soldi, le donne e la droga (We just want the money, Money just for you, I know you wanna party, Party just for me, Girl, you got me dancin’ Dance and shake the frame) “

Dall’altro, la passione per le armi e, per contro, la violenza della polizia sulle persone di colore (This is America, Don’t catch you slippin’ up, Look at how I’m livin’ now, Police be trippin’ now , Yeah, this is America, Guns in my area – “Questa è l’America , Non cadere in errore, Guarda come sto vivendo ora, La polizia sta saltellando ora, Sì, questa è l’America, Pistole nella mia zona”).

Un’altra canzone diventata un inno antirazzista è “Jesus Walks” di Kanye West. Il pezzo è essenzialmente un’esultanza spirituale, in cui West discute di come Gesù “cammini” (o si accompagni) a qualsiasi tipo di persona: dal peccatore al santo.

Nell’intro del pezzo il rapper si schiera contro il razzismo e contro il terrorismo (”We at war with terrorism, racism – Noi siamo in guerra con terrorismo,razzismo”).

Il primo verso di questa canzone è raccontato, invece, attraverso gli occhi di uno spacciatore che contempla il suo rapporto con Dio. Parlando dei neri come se li disprezzasse, proprio per rappresentare lo stato mentale di uno spacciatore (Where restless (N*) might snatch your necklace, And next these (N*ggas) might jack your Lexus, Somebody tell these (N*) who Kanye West is Dove gli agitati potrebbero rubare la tua collana, E dopo questi (N*) potrebbero rubare il tuo Lexus ,Qualcuno ha detto a questi (N*) chi è Kanye West”).

Nella seconda strofa Kanye esprime anche le sue opinioni su come i media sembrino rifuggire canzoni che affrontano questioni come la fede, mentre passano tranquillamente canzoni che hanno come tema la droga, l’alcol o il sesso. Temi che, puntualmente, vengono accostati agli afroamericani (They say you can rap about anything except for Jesus, That means guns, sex, lies, videotape – “Loro dicono che tu puoi rappare su tutto eccetto per Gesù, questo significa pistole, sesso, bugie, videotape”).

Infine non si può dimenticare Kendrick Lamar.

Il rapper di Compton pubblicò nel 2015 il pezzo “Alright”, il cui ritornello (N*gga, we gon’ be alright, N*gga, we gon’ be alright N*, staremo bene, n*, staremo bene”) fu urlato dalla folla in un corteo di protesta a Cleveland dopo l’arresto di un giovane ragazzo afroamericano nel luglio dello stesso anno.

Il testo di questa canzone dipinge un quadro di speranza nonostante i rapporti tra afroamericani e polizia non siano mai stati entusiasmanti. Anzi, sono soprattutto un peso per la coscienza degli Stati Uniti.

In verità “Alright”, più che essere un inno per manifestanti, è un pezzo che esprime l’orgoglio nero (Wouldn’t you know, We been hurt, been down before, N*gga, when our pride was low, Lookin’ at the world like, “Where do we go?” ,N*gga, and we hate po-po – “Sappi che siamo stati feriti che siamo stati giù prima d’ora, n*gro quando il mio orgoglio è stato calpestato, guardavo al mondo dicendo “dove andiamo, n*gro?” e odiamo la polizia”) a cui rende merito anche il New York Times hce lo ha definito, a più riprese, un “canto della speranza” afroamericana.