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Jake La Furia accusa l’amministrazione lombarda di fare ”propaganda” con la scusa del Covid-19

Articolo di Redazione

14.04.2020

La propria opinione, Jake La Furia, l’ha espressa chiaramente: “A me sembra che vogliate mantenere il mistero”.

In un’appassionata serie di storie Instagram, il rapper milanese si è rivolto agli “splendidi amministratori della regione” ponendo tutti i propri dubbi riguardo la gestione dell’emergenza sanitaria.

Il nucleo delle perplessità è rappresentato dal nuovo ospedale Covid costruito nei padiglioni della Fiera di Milano: allestito con un fondo privato di 21 milioni di euro, il nuovo polo destinato esclusivamente alle terapia intensiva ha destato scetticismo non solo nell’artista, totalmente estraneo al mondo sanitario, ma anche negli stessi medici lombardi. Le controversie sono cominciate subito dopo l’inaugurazione della struttura: diversi esponenti della professione medica, impegnati direttamente nella lotta al virus, hanno guardato con sospetto l’iniziativa e nei giorni scorsi è diventato virale il post Facebook del cardiochirurgo Giuseppe Bruschi in cui sosteneva che un reparto di terapia intensiva non potesse funzionare se slegato da una struttura ospedaliera completa.

Il comportamento delle istituzioni coinvolte nel progetto non ha peraltro favorito la fiducia: nell’opera colossale presentata come “il più grande centro di terapia intensiva in Italia”, potenzialmente aperto a tutta Italia e perfino l’Europa, degli oltre 500 posti letto annunciati, attualmente ne sono stati realizzati 53 e pare che meno della metà soltanto siano occupati da pazienti. Inoltre, in occasione della solenne conferenza stampa indetta per l’apertura, sembrerebbe non essere mai stato rispettato il divieto di assembramento.

Secondo il responsabile sanitario del nuovo reparto, Nino Stocchetti, professore di Anestesia e Terapia intensiva del Policlinico di Milano, perché una struttura nuova possa diventare tecnicamente agibile è necessario molto tempo per testare i macchinari e per preparare il personale che vi verrà impiegato; dunque la sensazione di “vuoto” è perfettamente normale e non deve suscitare sospetti.

Le critiche tuttavia proseguono e, sebbene in molti casi sembrino ragionevoli, l’oggettività delle affermazioni di entrambe le parti è purtroppo compromessa dall’appartenenza politica. Il rischio più grande dell’ospedale in Fiera non è che rimanga vuoto ma che, come sta già accadendo, si riduca a teatro di scontri politici ed ideologici, mettendo a rischio la possibilità che, nell’immediato futuro, si prendano provvedimenti per sfruttarlo al meglio.