Toomaj Salehi, il rapper iraniano dissidente condannato a morte per “corruzione sulla terra”

Mercoledì un tribunale iraniano ha condannato a morte Toomaj Salehi. Il musicista è accusato di “corruzione sulla terra”, uno dei reati più gravi nell’Iran di oggi

“Corruzione sulla terra”, così i media italiani hanno tradotto “Mofsed-e-filarz”, il reato etico-politico supremo di cui è stato accusato Toomaj Salehi. Si tratta di un termine ombrello per indicare sostanzialmente il dissenso politico ma, come quasi ogni aspetto politico-istituzionale in Iran, è interrelato con la morale. Salehi sarebbe una minaccia per l’ordine pubblico in quanto, ormai da anni, scrive canzoni di protesta contro il governo iraniano. In particolare, sono state le proteste successive al caso di Mahsa Amini ad aver procurato quell’accusa a lui e a numerosi altri manifestanti. Il reato di corruzione sulla terra prevede la pena capitale.

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La sentenza di Toomaj è stata pronunciata mercoledì, quindi ad oggi rimangono solo 18 giorni per l’appello. Salehi ha già evitato una volta la pena di morte, quando nel 2023 una sentenza della Corte Suprema Iraniana l’aveva condannato a sei anni e tre mesi di reclusione. Dopo il suo precedente arresto, il rapper aveva denunciato nei suoi testi gli abusi e perfino le torture subite in carcere. D’altra parte, le tematiche sociali sono sempre state alla base delle sue canzoni al punto da procurargli il soprannome di “voce dell’Iran”.

Le proteste successive alla morte in carcere di Mahsa Amini, arrestata per aver indossato scorrettamente l’hijab, sono state la più grande manifestazione di dissenso dal quelle che nel ’78/’79 avevano portato alla costituzione dell’Iran come repubblica islamica. Gli scontri hanno provocato la morte di più di 500 persone e l’arresto di qualche migliaio.

Nonostante la maggior parte dei media si riferisca all’ultimo video pubblicato su YouTube da Toomaj prima dell’arresto nel 2022, sul suo canale i contenuti hanno continuato a essere caricati fino al mese scorso. Il suo verso più citato è “il crimine di qualcuno è stato danzare con i capelli al vento”, probabilmente un riferimento a Amini e a tutte le donne cui è toccata una sorte simile.

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