Carlo Corallo si racconta in 4 canzoni

L’intervista di HotBlockRadio al rapper siciliano 

Ieri sera Carlo Corallo, ospite di HotBlockRadio, si è raccontato in quattro canzoni, partendo dall’infanzia a Ragusa per arrivare alla vita urbana di Milano. La prima traccia che apre questo percorso è “Aretusa” dall’EP Dei comuni, gioco di parole tra le divinità e i piccoli paesi siciliani. Il mito della ninfa che fugge dalla Grecia per sottrarsi alle insidie di Alfeo, trasformandosi nell’omonima sorgente siracusana, fa riemergere i ricordi dell’isola e Corallo racconta di aver iniziato a scrivere a 19 anni per noia e per necessità, dato che ogni cambiamento può turbare profondamente l’animo di un adolescente e la musica diventa un modo per esternare tutte le emozioni contraddittorie così radicalmente interiorizzate.

youtube

Post format HYPE – CARLO CORALLO

Si prosegue con “Amari un po’”, titolo ironico che voleva esorcizzare il rischio corso con il primo ritornello cantato, primo di tanti successivi. Corallo riflette sulla musica pop che per lui va distinta dalla musica leggera, ammettendo di apprezzare i generi di nicchia perché “hanno una purezza e una sincerità maggiori” dei prodotti musicali che sottostanno alle logiche di mercato; in tal proposito, secondo Corallo la trap non è riuscita a mantenere la carica controculturale con cui si era presentata all’inizio ma oggi sembra anzi essersi ridotta a pura derivazione della fonte statunitense. In ogni caso non si considera un hater, anche perché “non si può odiare un genere musicale”.

News The Most Underrated – Nuova Playlist

Con “Capofamiglia” si nota il fil rouge del racconto famigliare fatto di gesti quotidiani e contraddizioni, un’immagine molto lontana dalla narrazione classica del rap composta da amore incondizionato verso la madre e risentimento nei confronti di un padre spesso assente. Anzi, la semplicità della situazione descritta da Corallo è quasi l’elemento sorpresa della sua musica dalle tinte felliniane, come l’ha definita Rakno.

La conversazione tra i due si chiude con “Un medico mi ha fatto ammalare”, anche se ciò che lo lega all’universo medico sono “i problemi di cuore intesi non come problemi dell’apparato cardiocircolatorio”, ma quelli sentimentali; l’emotività e l’introspezione sono in fondo il nucleo della musica di Corallo in generale come, d’altronde, quello di tutta la musica sincera, a prescindere dal genere.